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Leggende metropolitane dicono che a Expo si entri in dieci con un biglietto. Sarà anche vero, fatto sta che a noi hanno chiesto con cinque mesi di anticipo vita, miracoli, certificati penali e carichi pendenti, foto segnaletiche, forse anche taglia delle biancheria nonché esteso il divieto di ingresso di qualunque oggetto da utilizzarsi come scenografia teatrale più grande di una pera e possibilmente non appuntito. Deve essersi sparsa la voce che ogni tanto facciamo del teatro invisibile. Ad ogni buon conto, il 5 e 6 settembre ci saremo, a Expo, a raccontare teatralmente la crisi dei rifugiati. Cercateci, saremo nei pressi della cascina Triulza.

Aggiornamento, settembre 2015.
E, se il 5 o 6 settembre, passando di lì, avete visto delle immagini come quelle che seguono, al Refugee’s Pavilion, bene: eravamo noi. L’argomento era rifugiati, l’ONG di cui eravamo spalla era Oxfam e la campagna che abbiamo contributo a diffondere è #makethemvisible.

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